Marethar non nasce per seguire mode o generi.
Non vuole imitare il fantasy classico, né proporsi come alternativa definitiva.
È uno spazio di possibilità, costruito su principi chiari: apertura, rifiuto dei cliché, libertà creativa.
Questa sezione racconta l’approccio progettuale che anima Marethar, al di là delle regole e delle mappe.
Marethar non ha elfi, orchi, maghi con palle di fuoco o draghi millenari.
Non ha razze prefabbricate né profezie da compiere.
Qui trovi città-stato armate, culti frammentati, reliquie inascoltate, e umani che mentono, sopravvivono, combattono e negoziano.
Il Marethar è sporco, mutevole, plausibile nella sua assurdità.
Non racconta una fiaba: racconta una frontiera instabile.
Non c’è un “modo giusto” per giocare nel Marethar.
Puoi usare:
il tuo sistema preferito,
uno dei giochi ufficiali,
un regolamento narrativo, tattico, solitario o condiviso.
L’ambientazione è pensata per essere smontata e ricombinata, usata a pezzi o nella sua interezza.
Ogni contenuto è modulare, ogni strumento pensato per essere utile, non prescrittivo.
Il cuore di Marethar è il mare: come luogo di scambio, guerra, confine e ibridazione.
Le ispirazioni principali sono:
le civiltà del Mediterraneo antico e tardoantico,
il Rinascimento, il mondo arabo-islamico e bizantino,
l’archeologia e il sincretismo religioso,
l’iconografia dei portolani, delle fortezze costiere, dei culti misterici.
Ma non è una ricostruzione: è un' ambientazione con la memoria storica, con licenza poetica e taglio immaginifico.
Marethar non è una storia da raccontare: è un contesto da abitare.
Non ha una “campagna ufficiale”, un metaplot rigido o un canone da rispettare.
Non ti dice come deve andare: ti offre strumenti per scoprire cosa succede giocando.
Nessun regolamento è richiesto.
Nessuna storia è prestabilita.
Solo possibilità.
Marethar è pensato per essere usato e trasformato.
Puoi:
scrivere moduli e scenari,
creare espansioni culturali o regionali,
tradurre, remixare, adattare.
Tutto il materiale ufficiale è pubblicato sotto licenza Creative Commons BY 4.0, perché crediamo nella cultura libera, nell'autoproduzione e nel gioco come atto collettivo.
Il Marethar crescerà con chi lo gioca.
E non esisterà mai in una forma definitiva.